Carissimi ragazzi, carissime ragazze,
carissime famiglie,
quelli che stiamo vivendo sono giorni particolari, che comportano tante fatiche, tanti pensieri, tanti ostacoli, ma nello stesso tempo, donano anche tante opportunità.
È un tempo particolare, che ci ha sorpresi. Corriamo il rischio però di farlo passare, di dire come già molti fanno: “andrà tutto bene”! Purtroppo lo sappiamo che non è vero, che una frase così lascia il tempo che trova, non cura, non medica, non lenisce il dolore o la sofferenza che stiamo provando o che stanno provando in tanti (pensiamo a tutti quelli colpiti dalla malattia o addirittura dalla perdita di un proprio caro che non si è nemmeno potuto salutare come si sarebbe voluto).
Anche come gruppo sportivo dell’oratorio vogliamo farci prossimi a voi con queste semplici righe prima di tutto per chiedervi come state, come questo tempo è diventato magari anche occasione per una condivisione più vera, più calma, più onesta del tempo e dei rapporti e poi per dirvi che, anche se le attività di quest’anno si sono interrotte, sicuramente non si è interrotto il nostro legame, la nostra amicizia, il nostro desiderio di continuare a condividere con voi il tempo, la passione, il bello dettato anche dallo sport che ognuno pratica con noi.
Chissà quante domande abitano il cuore di ciascuno di voi, quante attese, quanti desideri… Cosa sarà adesso della nostra vita? Cosa sarà del futuro più immediato? Quando ci rivedremo? Quando potremo riprendere a giocare come ci è sempre piaciuto?
Non lo sappiamo, non possiamo saperlo ora e penso che nonostante la domanda sia più che lecita, non possiamo dimenticarci di tutto quello che in questi mesi, settimane, giorni, nella nostra regione, nella nostra nazione e nel mondo in cui viviamo abbiamo visto accadere.
Allora penso che questo sia il tempo per riprendere il gusto del vivere nel suo essenziale, nel modo più vero che ci è stato donato e dunque ripartire anche da un cammino comunitario che in Gesù trova la sua fonte e il suo culmine, dove ora quello che conta è essere uniti come fratelli e sorelle, come amici, come atleti, come comunità per lasciarci educare da tutto quello che sta accadendo e per intuire come il dopo non potrà essere in modo illusorio, quello di prima.
Si può addirittura compiere qualche gesto che dice la nostra carità e la nostra amicizia: per esempio posso chiamare un amico, un compagno di squadra, una famiglia che non sento da un po’ di tempo; poi posso prendermi cura ancora meglio della mia famiglia; posso addirittura prendermi cura di chi a causa di quello che sta succedendo non può nemmeno fare più la spesa. Allora quando vai a fare la spesa per te, per la tua famiglia, ricordati di chi ha fame e non ha nulla. Quello che prendi puoi portarlo in Chiesa Parrocchiale nel cesto della Caritas, da lì qualcuno sarà aiutato e potrà anche lui mangiare come te, come noi.
“La soluzione non è cambiare vita ma il modo di vivere…”, forse davvero può servirci tutto questo per accorgerci quanto sia bello vivere, avere una comunità in cui farlo e avere degli amici, dei fratelli e delle sorelle che si prendono cura di te.
Don Gabriele
e tutto il Gruppo Sportivo
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